domenica 17 febbraio 2008

Scientists' Facebook


Facebook, fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg, studente ventiduenne di Harvard, è uno tra i principali esempi di Social Network. Facebook è nato con l’obiettivo di mantenere i contatti tra studenti di università e licei di tutto il mondo e ora è diventata una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di internet. Chiunque abbia più di 13 anni può parteciparvi. Gli utenti si creano un profilo, si mettono in contatto con altri utenti che diventano ‘amici’, si iscrivono a gruppi, arricchiscono il loro profilo con dati e informazioni personali ma anche con applicazioni interattive che richiedono l’intervento dei friend. Il sito è gratuito e trae guadagno dalla pubblicità inclusi i banner. Grazie a Facebook gli utenti possono condividere informazioni, scambiarsi messaggi, proporre video, foto e giochi, confrontarsi e mantenere i contatti con le persone nella lista dei propri amici senza necessariamente dover colloquiare come in una chat. Facebook è un interessante strumento sociale, informativo, conoscitivo ma anche reputazionale. Ogni persona ha una lista di amici che dà indicazioni importanti sulle conoscenze, gli interessi e i gruppi sociali di appartenenza dell’utente. Chi possiede un profilo su Facebook può invitare altre persone iscritte a diventare suoi amici e al tempo stesso può accettare o rifiutare qualsiasi richiesta di ‘amicizia’ inviatagli. Facebook oggi non è solo uno trai siti più visitati ma anche uno dei siti in cui la gente passa più tempo; è utilizzato da chiunque: dagli studenti ai professori, da esperti e da non esperti del web, da giovani e da meno giovani. Si tratta di una vera e propria rete sociale, il cui carattere interattivo è di grande interesse e, perché no, di possibile estensione.

Perché allora non immaginare un Facebook della scienza? Una grande rete sociale che ambiziosamente cerchi un’alternativa al modo di fare scienza oggi? O forse più in generale, sia un’alternativa al modo di fare ricerca odierno sia che si tratti di fisica, biologia, medicina, sociologia o filosofia, etc? Forse si può tentare di immaginare un altro modo di fare ricerca oggi, un modo che cerchi di superare le difficoltà del processo ormai consolidato di gestione, diffusione e comunicazione del sapere. Si immagini che ogni scienziato, ricercatore o aspirante tale abbia un suo personale profilo su questa Social Network immaginaria, che chiameremo Scientists’ Facebook (SF). Ogni utente potrà inserire nel proprio profilo una serie di informazioni personali: dati anagrafici, curriculum di studio, esperienze professionali, occupazioni e progetti attuali. Si immagini poi che vi sia una parte del profilo dedicata alle pubblicazioni, ossia al consolidato modo di fare scienza e di affermarsi nella scienza. Ogni utente potrà decidere se rendere disponibili le sue pubblicazioni o meno, ma vedremo come sarà possibile incentivare la fruibilità gratuita sul web di queste. SF prevede inoltre una Research’s Area, una parte dedicata alle ricerche, cuore di questo lavoro collettivo. In questo web-luogo si costruiscono nuovi oggetti di diffusione della conoscenza. Gli utenti potranno scrivere i risultati ottenuti nelle loro ricerche, aggiungerci video, immagini, simulazioni e grafici. Potranno nel loro testo inserire link ad altre ricerche della Research’s Area, a siti e a pubblicazioni inserite nel profilo. Potranno aprire dibattiti e forum sugli argomenti oggetto della ricerca, potranno porre interrogativi che sono emersi dal lavoro. Potranno dare appuntamento ad altri interessati a quell’argomento alla chat che SF metterà a disposizione o a convegni, seminari e incontri sull’argomento. Gli altri utenti potranno contribuire in qualsiasi momento con commenti, integrazioni al lavoro, suggerimenti e critiche. Il paper si trasformerà quindi in un nuovo strumento multimediale fatto di finestre di ampliamento, link, collegamenti, contributi di altri utenti e critiche. Il ricercatore o l’équipe che propongono la ricerca avranno quindi la possibilità di rivedere il loro lavoro grazie ai commenti e le critiche altrui, di vedere il proprio lavoro ampliato grazie e finestre aperte da altri utenti, di ottenere rapidamente review del lavoro e di conseguenza di potersi concentrare nel miglioramento o nella prosecuzione delle ricerche. Questi nuovi oggetti di creazione e diffusione del sapere saranno necessariamente lavori collaborativi, senza firma, senza proprietà. Saranno prodotti wiki in cui la fase di creazione e quella di diffusione del sapere, prima temporalmente separate, saranno convergenti e in continua modificazione e ristrutturazione.

Facebook prevede inoltre delle Application, degli strumenti da aggiungere a piacere al proprio profilo che richiedono per lo più l’interazione di altri friend. Ad esempio, su Facebook si può fare un regalo virtuale (un fiore, un cioccolatino), si possono fare dei test che rivelino qualcosa in più di noi (passioni, carattere, orientamento politico, gusti), si possono mettere a confronto gli amici su alcune caratteristiche (il più bello, il più intelligente) e chiedere ad altri di votare, etc. Possiamo immaginare che anche SF abbia delle Application. In Facebook esiste un’applicazione chiamata Interactive Friend’s Graph che rappresenta, attraverso un grafico (una sorta di rete con dei nodi), le relazioni con gli amici e degli amici tra di loro. Ogni nodo corrisponde a un utente ed è collegato con altri nodi che rappresentano i suoi friend su Facebook. Si potrebbe immaginare una sorta di Interactive Scientist’s Graph che permetta di visualizzare le relazioni, in questo caso lavorative, di studio e di ricerca tra scienziati. E forse anche potrebbe esserci un Interactive Research’s Graph che interconnetta le ricerche presenti nella Research’s Area di SF. Le connessioni tra ricerche saranno determinate dai link che una ricerca fa ad altre di affine argomento o oggetto di analisi. Tra le altre applicazioni immaginabili potrebbe esserci una bacheca in cui gli utenti di SF lancino una sfida su nuovi argomenti, problemi irrisolti e quesiti a cui si potrà cercare di rispondere. Sarebbe poi interessante un’applicazione in cui promuovere e consigliare eventi, conferenze, dibattiti magari corredata di un sistema di raccomandazioni e di inviti.

Da subito sorge una questione: come garantire e assicurare l’attendibilità delle ricerche? Quale sistema reputazionale scegliamo di applicare a SF? Quali parametri di valutazione sono da considerarsi ‘necessari’ quando si parla di scienza? La necessità di garantire attendibilità, competenza, correttezza e verità è molto sentita dalla comunità scientifica ma al contempo gli strumenti reputazionali ormai consolidati si rivelano talvolta obsoleti e non esenti da difficoltà. Occorre fare una scelta circa quali criteri si ritengono più importanti nel giudicare il fare scienza. Personalmente credo che il web possa offrirci sistemi combinati di reputazione che saranno comunque sempre parziali e privilegeranno l’uno o l’altro aspetto, ma capaci di integrarne il più possibile. Innanzitutto, perché SF possa decollare come progetto è necessario che la comunità scientifica lo adotti. Un prodotto soggetto a un’economia di rete ‘funziona’ se è utilizzato da molti e non necessariamente se è il migliore sul mercato. Occorre quindi che il sistema reputazionale di SF non ignori il prestigio di tale comunità scientifica che adottandolo potrebbe determinarne il successo. Si potrebbe quindi prevedere che gli scienziati e i ricercatori iscrivendosi a SF abbiano nel profilo una valutazione visibile, come si fa con i venditori e gli acquirenti di eBay, corrispondente magari a parametri come il numero di pubblicazioni, gli incarichi ottenuti, etc. Ma le persone senza titoli, certificati, brillanti carriere e pubblicazioni, non sono esclusi da questa impresa. Chiunque vi può partecipare e aggiungere il proprio profilo e le proprie ricerche. Per questo è possibile immaginare che si inserisca un altro dispositivo reputazionale che non si basi su titoli e gradi. Si potrebbe applicare una sorta di PageRank come in Google. La pagina, il profilo, di uno scienziato acquista maggiore autorità in base ai link verso la sua pagina e all’autorità di chi fa il link a quella pagina. Uno scienziato sarà in questo modo anche incentivato a rendere disponibili e consultabili sul suo profilo le sue pubblicazioni: questo gli consentirà di aumentare il PageRank della sua pagina. Allo stesso modo, una ricerca aumenta il suo PageRank all’aumentare di link verso di essa e in base all’autorità delle altre ricerche che linkano ad essa. Alcune ricerche emergeranno quindi come più interessanti e più innovative. Al tempo stesso, permarrebbe la possibilità di lasciare un commento e di rendere visibile un giudizio che può agire sulla reputazione del ricercatore o della ricerca. La valutazione e la reputazione sarebbero quindi il risultato dell’interazione di più componenti e soprattutto non dipendenti solamente dal giudizio dell’aristocrazia della scienza.

SF potrebbe essere semplicemente un esperimento mentale poco significativo ma certamente è ormai comune l’idea che la scienza oggi abbia bisogno di nuove modalità di fruizione, di nuovi oggetti scientifici, di tempi più rapidi, di maggiore spazio per il lavoro collaborativo e interattivo. E se il web 2.0 non fosse solo un nuovo strumento per la scienza come spesso si dice, ma divenisse il nuovo modo di fare scienza?

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